Il dumping europeo del TiO2 influisce negativamente sui costi e sulla competitività del business Europeo

Nicolas Dujardin
Océinde

Lo scorso 11 luglio, l’UE ha iniziato a imporre dazi anti-dumping sulle importazioni del TiO2 prodotto in Cina, con la promulgazione della Normativa 2024/1923. Queste sono descritte come ‘misure provvisorie’, con validità di sei mesi.
è fondamentale per i produttori di pitture e rivestimenti dare risalto alle importanti ripercussioni sul piano economico e industriale che questi provvedimenti potrebbero avere sulle attività europee, in particolare in termini di competitività, occupazione e obiettivi ambientali.
Le misure provvisorie riguardano il TiO2 in tutte le sue forme, sia come ossido non rivestito o come pigmento, sia di tipo anatasio che rutilo e sia che esso venga prodotto mediante processo al solfato o al cloruro. Il dazio viene applicato ad un tasso percentuale che si basa sul prezzo di importazione, cif di confine UE, prima dell’usuale dazio doganale (attualmente pari al 6,5%).
Il tasso anti-dumping è pari al 39,7% per il principale produttore di TiO2 al mondo, ma soltanto il 14,4% per le società consociate. è pari al 35% per altre 23 aziende note che cooperano con gli investigatori dell’UE. è pari al 39,7% per tutti gli altri fornitori cinesi, inusuale per questo caso di anti-dumping.

Il business europeo
I dazi anti-dumping imposti dalla Commissione Europea, che potrebbero raggiungere il 39,7%, daranno luogo a un incremento sostanziale dei costi del TiO2 importato dalla Cina, un componente fondamentale per industrie quali quelle produttrici di pitture, plastiche e cosmetici. Il prezzo del TiO2 che attualmente si attesta inferiore del 10% quando rifornito dalla Cina rispetto al TiO2 prodotto in Europa, potrebbe aumentare da € 2,50 a € 3,50 al chilogrammo. Questo incremento dei costi influisce direttamente sui margini di profitto delle aziende europee, in particolare le piccole-medie imprese dove il TiO2 rappresenta fino al 30% dei costi di produzione. Questo incremento potrebbe indurre queste aziende alla bancarotta oppure potrebbe indurle a trasferire la produzione fuori dai paesi dell’UE.

I rischi della catena di distribuzione e costi superiori
L’Europa si trova attualmente ad affrontare un deficit produttivo di circa 250.000 tonnellate di TiO2 all’anno, non riuscendo a rimpiazzare velocemente le importazioni cinesi. Questa carenza potrebbe determinare delle interruzioni della catena di distribuzione, obbligando così le aziende ad attingere a fonti più costose o meno affidabili, innalzando ulteriormente i costi di produzione e minacciando la continuità delle attività.

Le conseguenze dell’occupazione e dell’innovazione
Il settore delle pitture e dei rivestimenti, che rappresenta il 5-6% dell’industria chimica europea e che occupa circa 110.000 persone è particolarmente vulnerabile. Con l’aumento dei costi e la contrazione della redditività, molte aziende potrebbero dover interrompere definitivamente le attività, con la conseguente considerevole perdita di posti di lavoro e l’indebolimento dell’ecosistema industriale europeo. La situazione potrebbe scoraggiare gli investimenti in innovazione e rallentare di conseguenza le soluzioni sostenibili, in contrasto con gli obiettivi del Green Deal dell’UE.

Conflitto con gli obiettivi relativi alla tutela dell’ambiente
Le misure anti-dumping rischiano anche di minare gli obiettivi relativi alla tutela dell’ambiente in UE. Se le aziende europee sono obbligate a importare prodotti finiti contenenti TiO2 anziché materie prime, le emissioni di CO2 aumenteranno in modo significativo a causa delle operazioni di trasporto coinvolte. Questo risultato contraddice direttamente l’impegno dei paesi dell’UE a ridurre le emissioni mettendo a rischio la credibilità del clima politico europeo.

Misure sproporzionate a vantaggio di pochi grandi produttori
Infine, è molto importante sottolineare che la differenza di prezzo attuale fra il TiO2 cinese e quello europeo è pari soltanto al 10%, ben inferiore al dazio del 39,7% imposto dalla Commissione Europea. Ciò pone il quesito se questa misura sia veramente a favore di una concorrenza leale o se serva invece a proteggere i margini di profitto di pochi grandi produttori prevalentemente americani, che risiedono in Europa. Questa politica potrebbe finire per indebolire una ben più grande e critica fetta di piccole-medie imprese che rivestono una grande importanza per l’occupazione locale e per l’economia europea.

Rischi strategici a lungo termine per l’industria dei paesi dell’UE
Un motivo di preoccupazione in più è rappresentato dal danno potenziale a lungo termine all’autonomia strategica dell’UE nelle industrie critiche. Imponendo questi alti dazi, l’UE rischia di diventare più dipendente da fonti esterne per i prodotti finiti, perché i produttori europei potrebbero dover lottare per competere o per continuare le attività a causa dei costi superiori. Tutto questo potrebbe minare gli obiettivi strategici in senso ampio dell’UE di puntare a una maggiore resilienza e autosufficienza, indebolendo in ultima analisi la strategia e gli obiettivi industriali per un futuro competitivo e sostenibile.
In conclusione, se l’intenzione che presuppone queste misure anti-dumping fosse quella di tutelare i produttori di TiO2, le conseguenze potenziali per un’industria europea in senso ampio potrebbero essere molto preoccupanti. Al fine di evitare ripercussioni economiche serie, urge quindi un approccio più calibrato che consideri l’impatto sulle piccole-medie imprese e la competitività in generale.